Recensioni

Gli occhi di Monna Lisa- Thomas Schlesser

Longanesi 2024

È seduta all’angolo del tavolo in cui sua madre è impegnata a farcire d’aglio un arrosto. Sta eseguendo i compiti di matematica : ha la penna nella destra e il quaderno sotto il palmo della sinistra.

Sta tentando di spostare il ciondolo che porta al collo, e che penzola sul foglio perché è troppo chinata in avanti, quando un’ombra pesante le cala sugli occhi. È come quando arriva la notte o a teatro vengono abbassate le luci. Solo che questa volta l’ombra arriva da dentro. Da quello sguardo troppo azzurro, da quegli occhi troppo grandi e troppo puri.

Tutto è diventato nero, quindi, e la madre di Lisa, agitatissima, telefona al medico di famiglia per avere una prima indicazione su come muoversi.

Lisa non mostra segni di paralisi, né alcuna difficoltà a esprimersi. Potrebbe essere un TIA – un attacco ischemico transitorio – comunica il medico senza sbilanciarsi troppo. È necessario portare la piccola immediatamente all’ospedale dell’Hôtel-Dieu. Ci penserà lui, nel frattempo, a preallertare  un collega, bravo pediatra, noto per essere anche un ottimo oculista e un ipnoterapeuta.

In macchina, Lisa piange e si batte le tempie, mentre la madre le tiene i gomiti e il padre, al volante di una vecchia Volkswagen sgangherata, non la smette di chiedersi se sia successo qualcosa in cucina – uno sbuffo di vapore o una caduta – che possa aver causato la cecità della figlia.

Alla soglia dell’ospedale, vicino a Notre-Dame, finalmente Lisa smette di singhiozzare e, come una tenda che si solleva, così il velo che le copre gli occhi si ritira e tutto torna come prima.

Dal momento in cui tutto è cominciato sono trascorsi poco più di sessanta minuti.

Nel reparto di oftalmologia dell’Hôtel-Dieu la bambina viene sottoposta a una serie di esami, per escludere la presenza di un tumore e cercare di formulare una diagnosi.

Camille, La madre di Lisa, intanto, avverte suo padre, Henry Vuillemin. Lisa adora il nonno e, quando è con lui, nulla la spaventa…

Che Thomas Schlesser ami l’arte e il bello lo dimostra il suo curriculum: è storico dell’arte, dirige la fondazione Hartung-Bergman, che valorizza il patrimonio architettonico e le opere d’arte e ha scritto diverse biografie di artisti e pittori.

Con questo romanzo, poi, crea una storia che si muove tra le bellezze artistiche di uno dei principali templi dell’arte: il museo del Louvre.

Il pretesto per questo viaggio è offerto dalla storia della piccola Lisa, dieci anni, che vive un’esperienza singolare: all’improvviso, un giorno, i suoi occhi smettono di vedere. Si tratta di un episodio contingente, che dura poco più di un’ora e non si ripete, ma l’oculista che ha in cura la piccola ritiene necessario un percorso psichiatrico. Di diverso avviso è il nonno di Lisa, convinto che, se la nipote rischia di perdere la vista, allora la priorità è riempirle lo sguardo e l’anima di bellezza. Ecco quindi che, una volta alla settimana, con il pretesto di recarsi dallo psichiatra, nonno e nipote visitano le sale del museo parigino e si tuffano tra le tele e le installazioni artistiche, compiendo un vero e proprio viaggio nel mondo dell’arte, l’unico in grado di scavare nel profondo, di mostrare la vera essenza della vita e della natura umana e renderle eterne.

Perdersi e ritrovarsi nella bellezza, mentre si ferma il tempo, ci si interroga sul passato e si affinano gli strumenti per affrontare il presente, che non può più fare paura.

Un romanzo originale che è anche un vero e proprio viaggio nel mondo dell’arte; una lettura ricca di informazioni e curiosità su opere e artisti; una scrittura ritmata e scorrevole, capace di raccontare con la stessa intensità le emozioni imprigionate in una tela e le vicende familiari di una ragazzina che, forse per la prima volta, deve confrontarsi con la paura e cercare di affrontarla e superarla. 

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